Spazio di espressione sociale, ma anche voce del potere,
la comunicazione pubblica ereditata dal secolo scorso è oggi in
crisi finanziaria e strategica e chiede un nuovo paradigma che
immagini Stato e società in una condizione di rapporto non più
verticale e «a una via», ma orizzontale e interattivo.
In altri termini, il passaggio da propaganda a partecipazione.
Il testo ripercorre le ragioni di questa crisi e si pone alla ricerca
di una via di uscita, per l’Italia e per l’Europa, che sappia
soddisfare la domanda di un sistema pubblico più relazionale
e di servizio. Un percorso che deve tuttavia fare
i conti con la debolezza del cambiamento oggettivo delle pubbliche
amministrazioni, ancora nelle mani della cultura giuridica del
controllo e poco alimentate managerialmente dalla cultura
economica dello sviluppo e dalla cultura sociale della relazione.
Le riflessioni svolte – in un approccio volutamente vicino alla
conversazione – vanno nella prospettiva di una comunicazione
pubblica che, per accompagnare i rapporti tra istituzioni e società
nel campo sia della solidarietà sia della competitività, non può
contare solo su norme, decreti, trovate tecnologiche, ma ha grande
bisogno di una formazione diffusa e qualificata che riparta da
un ripensamento strutturale del valore della democrazia.