Sogno irraggiungibile o specchio in cui riflettere speranze e miserie dell’esistenza terrestre, meta agognata della prima corsa allo spazio e infine palestra per allenarsi a diventare una specie multiplanetaria. Nel corso della storia, la Luna è stata per l’uomo molte cose. Ma se ora diventasse anche un laboratorio per ricercare la pace? Mentre la Terra viene scossa da turbolenze sempre più forti e lo spazio si appresta a diventare la nuova arena in cui mostrare i muscoli della (astro)politica, il nostro satellite ci offre una luce di speranza per portare la cooperazione internazionale in una dimensione inedita, che non si limiti a replicare tra le stelle i meccanismi del Pianeta Blu. Secondo l’astrofisica Simonetta Di Pippo dovremmo guardare allo spazio non solo come occasione di sviluppo economico o come orizzonte per espandere la nostra conoscenza, ma come il terreno ideale su cui tentare nuovi esercizi di diplomazia.
Dall’India alla Russia, dagli Stati Uniti alla Cina: negli anni Venti del nuovo millennio la corsa alla Luna è ufficialmente ricominciata. Con rinnovato vigore e, soprattutto, nuove ambizioni. Da un lato, la possibilità di costruire colonie che permettano all’uomo di addestrarsi a un ipotetico futuro lontano dal pianeta Terra; dall’altro, l’abbondanza di risorse come minerali (e terre rare), ghiaccio d’acqua e fonti di energia, utilizzabili in loco o – in un futuro neanche troppo lontano – trasportabili sul nostro pianeta. Il rischio, tuttavia, è che questa nuova era di esplorazioni assomigli più alla conquista del Far West che a una collaborazione fondata sui principi di cooperazione, interoperabilità e interdipendenza.
Certo, i trattati – dall’Outer Space Treaty al Moon Agreement – esistono, ma nello scenario attuale a farla da padrone sembrano essere nuovi accordi multilaterali, facenti capo a Stati Uniti e Cina. Senza considerare la variabile degli operatori privati – da SpaceX di Elon Musk e Blue Origin di Jeff Bezos – le cui capacità di ricerca e investimento hanno raggiunto livelli immaginabili fino a qualche decennio fa. Insomma, le questioni geopolitiche (ed economiche) terrestri si potrebbero semplicemente “trasferire” sulla Luna. Oppure – ed è l’auspicio di Di Pippo – si potrebbero attuare altri meccanismi più inclusivi e meno divisivi.