Che si tratti di guidare un team o crescere dei figli, la nostra leadership sembra ogni giorno meno efficace. Nel suo nuovo saggio, Alessandro Cravera ci invita a cambiare il nostro modo di intendere una realtà incerta, paradossale, ambigua, influenzata dal contesto culturale e dalle emozioni del momento. Per imparare a esercitare un impatto positivo su di essa.
Politici incapaci di fornire risposte convincenti alle sfide economiche e sociali che interessano la popolazione. Manager egocentrici e narcisisti più interessati a raggiungere i propri obiettivi che alla crescita di un’organizzazione. Media autorevoli che si prestano a operazioni di dubbio valore, con l’unico scopo di attirare qualche clic in più e riuscire a sopravvivere economicamente. Famiglie alle prese con una crescente difficoltà a esercitare un’influenza positiva sull’educazione e la crescita dei ragazzi. Nell’era dell’informazione e della “formazione” – in cui teoricamente dovremmo avere a disposizione tutto quello che ci serve per prendere le migliori decisioni – la nostra leadership risulta sempre meno efficace. È un mondo “difficile” a metterci i bastoni tra le ruote? O sono le nostre idee a non essere adeguate a uno scenario in (più che) rapido cambiamento?
Di fronte a un mondo più complesso ma in cui abbiamo a disposizione una maggiore quantità di informazioni, Alessandro Cravera ci spiega perché non si possa più considerare leader chiunque abbia un ruolo di comando e/o riesca a creare un gruppo di follower che risponde alle sue indicazioni. Al contrario, un leader è chi determina un’evoluzione positiva del sistema di cui fa parte. Perciò l’esercizio della leadership deve acquisire consapevolezza della complessità, deve affinare e arricchire le sue competenze. Ma, soprattutto, la leadership deve diventare saggia: contestuale, orientata al bene comune, in grado di bilanciare gli interessi in gioco e gli effetti nel tempo e capace di trasformare il contesto in cui si esercita portandolo su una traiettoria di evoluzione positiva e sostenibile.