Secondo Chris Anderson, direttore di TED, Internet può mettere il turbo alla generosità e la generosità può trasformare Internet. In un saggio brillante, ci spiega come illuminare la rete – e le vite di tutti noi – valorizzando il potenziale di un istinto troppo a lungo trascurato.
Ammettiamolo: gli ultimi anni sono stati duri per gli ottimisti. Le speranze che Internet potesse unire le persone sono state stroncate dai danni provocati dai social media. C’è un modo per tornare indietro e correggere la rotta? In qualità di direttore di TED, Chris Anderson ha visto da vicino i pensatori più audaci del mondo condividere le loro idee più edificanti. Ispirato da loro, ha maturato la convinzione che trasformare l’indignazione in ottimismo sia una sfida alla nostra portata.
Il suo saggio ruota attorno a due concetti complementari, che si alimentano a vicenda: Internet può mettere il turbo alla generosità e la generosità può trasformare Internet. Il ragionamento di Anderson parte da un concetto semplice ma – per alcuni – sorprendente. La carica virale della generosità non dipende solo dalla connettività dell’era moderna, ma anche da un elemento troppo spesso trascurato: la stessa natura umana. Difficile crederlo in tempi cupi come i nostri, eppure a dirlo è la scienza. Gli studi in ambito di psicologia e biologia parlano chiaro: la nostra storia come specie sociale ci ha portati a evolverci per essere generosi e per rispondere alla generosità, sia come destinatari che come semplici testimoni.Certo, gli istinti “generosi” sono fragili e rischiano di soccombere di fronte a paura, rabbia e indignazione. E, in questo, l’Internet che abbiamo costruito non aiuta.
Oggi ci troviamo in una situazione per certi versi paradossale. Da un lato, siamo più che mai dipendenti dalle grandi aziende tecnologiche. Dall’altro, siamo giunti all’apice della consapevolezza sulle insidie insite nelle big tech. Dopo anni di speranze e di entusiasmo, Internet pare piombata in una spirale di tossicità, e le sue capacità più efficaci sembrano quelle di pubblicizzare prodotti e servizi, profilare gli utenti, fomentare invidie e divisioni e rendere virali informazioni superficiali, talvolta perfino false. Se la civiltà umana poggia sulla fiducia e sulla cooperazione, in questo momento il web sta erodendo questa fiducia più di quanto non contribuisca a costruirla.
Da “uomo del web”, Anderson non rinuncia ad affrontare la sfida di una rete più sana e nel saggio condivide diverse proposte destinate alle Big Tech e in particolar modo alle piattaforme social. Con un obiettivo ben chiaro in testa: aggiustare Internet per ridare maggiore potere al nostro io riflessivo, mettendoci nelle condizioni ideali per esprimere il lato migliore di noi stessi.