Un interrogativo aleggia sull’economia di Internet: dove risiede davvero la ricchezza della rete? Le risposte plausibili sembrano molteplici: nella popolarità che ciascuno può cercare di conquistarsi, o nei big data e nelle piattaforme che li raccolgono e se ne impossessano; nel lavoro non retribuito di chi immette contenuti nella rete e nei fenomeni virali che attraversano il paesaggio del web, o nelle speculazioni della finanza globale. Oppure, ancora, nei marchi che rendono unici e inattaccabili i più noti servizi digitali, o nel capitale immateriale delle idee e nel dispiegarsi di una nuova creatività condivisa. Di fronte a simili (recenti) questioni, Miconi prova a scovare una (vecchia) risposta nel pensiero di Marx. Le pagine del Capitale, nell’originale lettura di prima mano che l’autore qui ci propone, dimostrano infatti di saper offrire ancora oggi gli strumenti analitici più adatti per comprendere il contesto storico-sociale. E a centocinquant’anni di distanza, concetti come quelli di valore, lavoro e rendita confermano tutta la loro inossidabile utilità quando si vogliano prendere in esame i processi di produzione e distribuzione della ricchezza.