L’indebolimento del potere giudiziario, coltivato spesso subdolamente tramite artifici in grado di erodere la distanza che separa la magistratura dall’esecutivo e dal legislativo, costituisce uno dei tratti tipici delle regressioni democratiche che si consumano sotto i colpi delle forze populiste. L’Europa, in questo momento storico, rappresenta un case study particolarmente fecondo, dove soprattutto nei paesi dell’Est, come Polonia, Ungheria e Romania, la crisi della rule of law si è alimentata proprio dell’assottigliamento, se non dell’annullamento, di quelle funzioni di controspinta che il potere giudiziario racchiude. Si assiste, in questo scenario, a una contrapposizione che viene esacerbata tra potere politico che vanta una legittimazione popolare e potere giudiziario che ne rivendica la soggezione alla legge. Ed è proprio per questa sua funzione di baluardo della legalità che il potere giudiziario viene fatto oggetto di attacchi da parte di chi punta a superare il primato del diritto per imporre una volontà del popolo di cui pretende di farsi unico interprete. Nasce da queste dinamiche l’esigenza di una riflessione che investa ad ampio raggio le garanzie che nel diritto europeo e degli Stati membri si impongono a presidio dell’indipendenza del potere giudiziario e le tensioni con le quali le stesse si devono confrontare.