L’umano contiene in sé una dimensione fragile e caotica, fatta di capricci, debolezze e passività, ma riserva anche risorse straordinarie di curiosità, passione, capacità di cura. Accanto a queste, una terza affascinante dimensione discopre soluzioni impreviste. L’ipotesi che guida la riflessione di Morace in questo libro è che proprio da qui, dalla vita stessa e da quanto di più umano in essa si manifesta occorra partire alla ricerca di indicazioni per un mondo migliore. Le soluzioni ai problemi non vengono definite dalla programmazione (che pure è necessaria) ma dall’incontro del «principio speranza» con il «principio responsabilità», due componenti profondamente umane, non riproducibili con l’intelligenza artificiale: le macchine non possono sperare, e tanto meno possono essere considerate responsabili per la loro attività. A questo riguardo troppo spesso dimentichiamo ciò che ci rende unici, irripetibili, inimitabili: la curiosità e la compassione, il sorriso e la carezza, l’umore e il carattere, la fiducia e l’esitazione. Eppure il nostro destino e la nostra intelligenza dipendono dall’insieme imperscrutabile di questi fattori, qualità dell’umano essenziali per una proposta ad alta risoluzione come alternativa complementare alla bassa risoluzione cui non dobbiamo rassegnarci, per far evolvere – anche a favore delle sorti del nostro sistema Paese – la curiosità in gusto, la passione in ingegno applicato e la cura in qualità inimitabile.