Significato, risultati, riconoscimento, flessibilità: sono alcune delle caratteristiche chiave per un “mestiere” davvero appagante che Alfonso Fuggetta, docente del Politecnico di Milano e attento osservatore del mondo professionale, individua nel suo nuovo saggio.
Per anni ci siamo concentrati sul risultato finale, il “ben fatto”. E anche questo, in fondo, che ha reso l’Italia il Belpaese. Oggi, però, sempre più segnali provenienti da una società in fermento ci invitano a fare un passo indietro e a concentrarci sul passaggio precedente. L’idea di “bel lavoro” definisce infatti una sfida centrale per il nostro Paese (e non solo): come facciamo a creare posti di lavoro di qualità, in grado di generare valore e di dare spazio alle ambizioni e ai sogni di ciascun individuo? Che cosa significa oggi “bel lavoro”? Come costruire nel concreto l’idea di posti di lavoro “belli”? L’innovazione tecnologica sarà un nemico o un alleato?
Professore di Informatica al Politecnico di Milano e Ad di Cefriel, Centro di innovazione digitale dello stesso ateneo, Alfonso Fuggetta cerca di rispondere a queste (e a molte altre) domande nel suo nuovo saggio, “Un bel lavoro - Ridare significato e valore a ciò che facciamo”.
Sono state oltre 1,6 milioni le dimissioni registrate in Italia nei primi nove mesi del 2022, il 22% in più rispetto allo stesso periodo del 2021. L’onda lunga del fenomeno delle “grandi dimissioni”, scatenatosi nel 2021 in un mondo che riemergeva a fatica dalla pandemia, non accenna a placarsi. E sempre più cittadini sembrano interrogarsi sul ruolo del lavoro nella propria vita e nella società che li circonda.
Grazie alla lunga esperienza maturata tra mondo accademico, istituzioni e imprese, Fuggetta ha avuto modo non solo di osservare ma anche di vivere sulla propria pelle le tante trasformazioni che hanno investito il mondo del lavoro in questi anni. E ha cercato di mettere a frutto la sua esperienza per elaborare una definizione convincente e coerente di che cosa oggi si possa (o si debba) effettivamente intendere per bel lavoro, individuandone le dieci caratteristiche chiave.
Un bel lavoro, quindi…
- … ha significato
Sempre più persone desiderano un lavoro che abbia un significato e il cui risultato sia di valore per la comunità e la società. Non solo, vogliono lavorare in imprese che rispettino le regole e che svolgano un
ruolo positivo nella comunità nella quale operano.
- … produce risultati di qualità
Le persone vogliono che il risultato del lavoro sia di qualità,
ben fatto. Non basta fare il minimo indispensabile per soddisfare le richieste del proprio interlocutore.
- … è svolto con metodo
Un lavoro “bello” è caratterizzato da metodi e
processi di qualità. Se si lavora in modo ordinato e pianificato, le persone si sentono a loro agio perché sanno che cosa fare e non sono stressate da attività caotiche e condotte in un perenne stato di emergenza o in modo puramente reattivo.
- … è riconosciuto e valorizzato
Un lavoro di qualità deve essere riconosciuto e
valorizzato, non solo dal punto di vista economico.
- … è sicuro
L’aggettivo “sicuro” ha (almeno)
tre accezioni: la prima ha a che fare con la sicurezza sul lavoro; la seconda rimanda alla solidità aziendale; la terza alla consapevolezza di lavorare in un luogo che permette di esprimersi e operare senza pressioni e timori.
- … è flessibile
Anche a causa dei due anni di Covid, la flessibilità sul posto di lavoro ha assunto una valenza centrale. Per le persone è vitale poter conciliare
vita privata e attività professionale.
- … è cooperativo, inclusivo e aperto
Un lavoro di qualità si basa su una cultura aziendale aperta, che promuova e favorisca l’
interazione all’interno dell’impresa e tra l’impresa e il mondo esterno. Offre occasioni di viaggio e di esperienze all’estero. Inoltre è inclusivo e non discriminante.
- … è dinamico
Un “bel lavoro” offre alle persone una molteplicità di
esperienze ed evita immobilismo e sclerosi professionale.
- … permette di imparare
Un “bel lavoro” genera opportunità continue per imparare cose nuove, sperimentare idee e dare spazio alla
curiosità e agli interessi dei singoli.
- … permette di crescere professionalmente
Un “bel lavoro” consente di acquisire competenze ed esperienze che rendono possibile alle persone interpretare ruoli professionali sempre più complessi, anche se con caratteristiche e profili diversificati (manageriali, tecnici, specialistici).
Passate in rassegna le dieci caratteristiche che fanno di un lavoro un “bel lavoro”, secondo Fuggetta resta ancora una domanda da porsi: perché dobbiamo lavorare? È necessario? Verrà mai un giorno nel quale potremo dire che il lavoro non sarà più necessario e che l’automazione ci avrà resi “liberi”?
“La risposta”, afferma l’autore, “è positiva non solo per necessità ma anche per virtù. Il lavoro è una dimensione della nostra vita nella quale esprimiamo e valorizziamo la nostra creatività e capacità realizzativa. È un’occasione di crescita non solo professionale, ma anche culturale e umana. Dobbiamo quindi porci alcuni interrogativi chiave. Dove si produce oggi valore (non solo economico)? Quali lavori servono, di conseguenza? Come distribuiamo e allochiamo le risorse? Il ruolo del pubblico è favorire la trasformazione o la conservazione del vecchio? Serve limitare la competizione o promuoverla? Serve investire le risorse pubbliche in assistenzialismo o in nuovi servizi a beneficio della comunità e del territorio?
Rispondere a tali questioni non solo può permetterci di scoprire nuove forme di lavoro, ma anche di dar loro senso e significato”.