Egea
Lo slancio decisivo

Siamo all’ultima chiamata per recuperare il ritardo accumulato nei confronti di Usa e Cina e competere da protagonisti nel mondo digitale. Carlo Purassanta invita il Vecchio continente a percorrere l’unica strada diretta verso un benessere sostenibile e inclusivo 



Il futuro, si sa, non aspetta. Anzi, sembra correre di giorno in giorno più veloce, soprattutto in un mondo sempre più digitale in cui i dati prodotti in un solo anno duplicano la quantità totale a disposizione dell’umanità. Perché la quarta rivoluzione industriale – fondata su Big Data e intelligenza artificiale – è appena iniziata ma è già dominata da giganti tecnologici americani e cinesi. E l’Europa? Animata da grandi valori, rallentata da regolamentazioni che faticano a restare al passo coi tempi e da una mentalità tanto riflessiva da tramutarsi in un vero e proprio scetticismo, è finita senza quasi accorgersene nelle retrovie. Nel libro “Lo slancio decisivo”, Carlo Purassanta spiega perché questo sia il decennio determinante per il nostro destino industriale, l’ultima chiamata prima che il ritardo accumulato in precedenza rispetto ai colossi globali diventi troppo grande per essere colmato. 
 

Già alla guida di Microsoft Italia e Microsoft France e oggi vice presidente esecutivo di Ion, Purassanta ha dedicato il suo percorso professionale allo sviluppo dell’ecosistema digitale nel Vecchio continente, lavorando all’interno delle più grandi multinazionali del settore. Nel corso degli anni, quindi, ha avuto modo di toccare con mano non soltanto l’accortezza con cui imprese e istituzioni locali tendono ad avvicinarsi all’innovazione, ma anche l’eccezionale valore aggiunto che l’Europa potrebbe offrire al mondo intero se riuscisse a valorizzare davvero le straordinarie risorse a sua disposizione. Non solo i suoi talenti, ma anche i suoi valori profondi, in grado di trasformare il proprio tessuto industriale e produrre nuove forme di prosperità. 

 

“Il futuro non ci aspetterà. L’innovazione avverrà, in accordo o meno con i valori in cui crediamo. Il progresso arriverà, sarà definito con o senza di noi”. 

Analizzando le storie di società quali IBM, Amazon, Google, Facebook e TikTok, Purassanta osserva come ci volesse mezzo secolo per diventare egemonici sul mercato nel XX secolo, che all’inizio del XXI ci volevano solo venti o trent’anni e che ora – nell’attuale fase di business delle piattaforme – per creare un numero uno al mondo ce ne vogliono circa dieci, o meno. L’innovazione, insomma, accelera e i cicli si riducono.  
 

Il tutto avviene in un mondo alle prese con crisi ricorrenti a ogni livello – economico, sanitario e geopolitico – e sempre più diviso non solo tra Stati o aree geografiche in competizione tra loro, ma anche da una sempre più iniqua distribuzione della ricchezza che alimenta crescenti disuguaglianze all’interno dei singoli Paesi. In questo scenario caotico l’Europa arranca, mentre Stati Uniti e Cina cavalcano la quarta rivoluzione industriale: sfruttano le potenzialità dei dati, “possiedono” aziende hyperscaler e producono costantemente innovazione efficiente che esportano in altri continenti. 
 

Nonostante il ritardo, secondo Purassanta non tutto è perduto per il Vecchio continente. Anzi, proprio dall’Europa potrà arrivare una risposta in grado di generare non soltanto sviluppo economico, ma soprattutto una crescita che sia davvero etica e responsabile, compatibile con la nostra sensibilità e in grado di promuovere un benessere che ambisca a essere davvero collettivo. Solo liberando e aggregando le energie creative che da sempre esistono nel nostro tessuto sociale e attraverso un maggior coraggio istituzionale e imprenditoriale potremo recuperare il ritardo accumulato e permettere anche all’Europa di diventare attore protagonista del prossimo futuro
 

I prossimi dieci anni saranno fondamentali per il nostro continente”, commenta Purassanta. “Se riusciremo a fare gli investimenti giusti con lucidità e ambizione, potremo non solo recuperare il ritardo, ma costruire valore economico per noi europei e per il mondo. Se perdiamo questo momento, invece, avremo davanti a noi decenni di lenta crisi. È necessario un risveglio. Questo deve iniziare con una messa in discussione fondamentale della nostra mentalità e della nostra cultura. Dobbiamo fare pace con la tecnologia. Dobbiamo capire e imparare meglio i nuovi paradigmi che la governano. Dobbiamo ritrovare l’entusiasmo per la creazione di prodotti e servizi competitivi a livello globale. Dobbiamo navigare in un mondo ad alta intensità tecnologica, con piena padronanza, ma anche con maturità, velocità e azioni concrete”. 



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