Egea


 

Nel libro “L’uomo senza proprietà”, Jacopo Franchi riflette su come stia cambiando il rapporto tra le persone e le “cose” mediate dalla tecnologia, raccontando in che modo gli oggetti digitali di uso quotidiano possano sfuggire al controllo esclusivo dei loro stessi utilizzatori. Con conseguenze imprevedibili.



Quanti conoscono la storia dell’uomo che non riesce più a spendere i “suoi” 7.000 bitcoin? Chi si ricorda di “1984” di Orwell rimosso dalle librerie Kindle? Quanti sono consapevoli degli abusi che possono essere commessi tramite gli elettrodomestici “smart”? E chi è a conoscenza dei rischi associati all’utilizzo di assistenti vocali in presenza di minori?
Nell’indifferenza generale, la digitalizzazione sta cambiando il nostro rapporto con gli oggetti che fanno parte della nostra vita quotidiana, ma che oggi, sempre più, sfuggono al nostro controllo esclusivo. È l’era de “L’uomo senza proprietà” che Jacopo Franchi descrive nel suo nuovo saggio edito da Egea, cercando di rispondere a una domanda troppo spesso trascurata: siamo consci del prezzo pagato per un mondo sempre più comodo e servizi sempre più “accessibili”? O il momento della consapevolezza – e della reazione – deve ancora arrivare?

Classe 1987, Franchi è un acuto osservatore del mondo digitale non solo nel lavoro (è social media manager dell’hub di innovazione Cariplo Factory, fondatore del portale Umanesimo Digitale e membro del Digital Wellbeing Lab dell’Università Bicocca) ma anche come saggista. “L’uomo senza proprietà” è la terza tappa di un viaggio iniziato nel 2019 e giunto a uno snodo cruciale: comprendere in quali direzioni si stia evolvendo il rapporto tra le persone e le “cose” mediate dalla tecnologia.

Dagli smart speaker che ascoltano le conversazioni di bambini e genitori a elettrodomestici che smettono di funzionare in caso di mancato saldo di una rata dell’abbonamento, da ebook che svaniscono dopo essere stati regolarmente acquistati a macchine connesse che non rispondono più ai comandi, passando per smartphone che denunciano i loro stessi utilizzatori in caso di contenuti riconosciuti come potenzialmente sospetti, il libro prende spunto da questi e altri esempi della cronaca recente per raccontare in che modo gli oggetti digitali di uso quotidiano possono sfuggire al controllo esclusivo dei loro stessi acquirenti e utilizzatori, con esiti talvolta imprevedibili.

Grazie a conoscenze maturate sul campo e a uno studio approfondito della materia, Franchi offre una panoramica quanto più possibile completa e aggiornata delle conseguenze della digitalizzazione degli oggetti per la privacy, la sicurezza e il controllo degli stessi delle persone comuni e in particolare delle categorie più a rischio, come bambini, anziani, persone non in grado di scegliere liberamente tra le opzioni disponibili. Conseguenze difficili non tanto da comprendere di per sé, quanto da prevedere e valutare nel loro insieme visto da un lato l’alto livello di pervasività che oggetti e servizi digitali hanno raggiunto nella vita di ogni giorno, dall’altro la complessità degli ecosistemi e delle piattaforme a cui appartengono.
Siamo solo all’inizio di questa epoca, e molto è già stato fatto per far sì che gli effetti più negativi possano essere prevenuti: dalle leggi sulla privacy a quelle sulle cybersecurity, dalle leggi sulla guida autonoma a quelli sulle nuove forme di denaro digitale, è sbagliato affermare che manchino del tutto le contromisure ai problemi fin qui affrontati”, spiega l’autore. Resta l’enorme incognita rappresentata dall’ignoranza delle leggi stesse e dalla scarsa diffusione di strumenti, servizi e personale di controllo, di prevenzione e di effettivo intervento in caso di abusi. In questo contesto si afferma la tendenza a scambiare “pezzi” sempre più grandi di autonomia, libertà e privacy in cambio di servizi considerati più efficienti e più economici, ma che limitano le libertà e le possibilità dell’individuo. Così c’è il rischio di scaricare sul singolo utente un peso cognitivo e una responsabilità decisionale semplicemente insostenibili e inapplicabili nella realtà”.

Una cosa, però, sembra certa: la parte della nostra identità fondata sull’accumulo e il possesso esclusivo delle cose è destinata a cambiare profondamente nel momento in cui gli oggetti di uso quotidiano sfuggono al controllo dei loro stessi acquirenti e utilizzatori, mentre uno dei pilastri della nostra società – l’antico binomio fra proprietà e libertà – sembra destinato a essere messo profondamente in discussione. In quest’ottica, è significativo che l’analisi di Franchi cominci e si concluda, volutamente, in quell’ambiente domestico che per molti è sinonimo di proprietà privata e che, in ragione della digitalizzazione degli oggetti contenuti al suo interno, sta diventando sempre meno privato, sempre meno esclusivo.
E chissà che non siano proprio le mura domestiche a celare le braci della prossima rivoluzione: “Di fronte alla prospettiva di essere sorvegliati in ogni momento della propria vita quotidiana, scrive Franchi, “ecco che alcune persone potrebbero scegliere consapevolmente di ridurre la propria esposizione agli strumenti digitali nell’unico luogo – la casa – dove esse credono di poter esercitare ancora qualche forma di controllo”.

Certo, per coloro che decidono volutamente di “disconnettersi” non mancheranno le difficoltà di mantenere lo stesso tenore di vita degli altri in un mondo dove la varietà di oggetti disponibili nella loro versione digitale avrà superato la varietà di oggetti ancora in commercio nella loro versione analogica.

I disconnessi”, conclude l’autore, “potranno rimanere nella condizione di un gruppo indistinto e inerte di persone accomunate da una medesima scelta, ma anche trasformarsi in movimenti di natura politica o sorgenti di pensiero collettivo volti a porre un limite alla digitalizzazione di ogni cosa secondo il modello di consumo fondato sull’accesso. Così come l’inizio del secolo ha visto la nascita di forme di organizzazione politica accomunate dall’uso massivo degli strumenti digitali, i prossimi decenni potrebbero portare alla nascita di organizzazioni e movimenti accomunati dall’esclusione dalla Rete e di ciò che questo comporterà per i più elementari desideri e diritti umani”.

 


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