Il sociologo Francesco Morace racconta 26 storie di imprese italiane come esempi per riemergere dalla crisi e rigenerare la società nel segno di un’utopia fondata su bellezza, umanità e creatività
26 lettere, altrettante storie di imprese italiane per rigenerare la società che ci circonda, inseguendo un’utopia che per un Paese come il nostro – naturalmente portato a dare il meglio di sé nelle imprese impossibili – rappresenta il propellente ideale per riemergere da una crisi che stiamo faticosamente cercando di lasciarci alle spalle. Sono i pilastri, dalla “A” di Alessi alla “Z” di Zanotta, sui quali si fonda “L’alfabeto della rinascita”, il nuovo libro del sociologo Francesco Morace scritto con il contributo del designer Giulio Ceppi, della giornalista Marzia Tomasin e del filosofo Roberto Mordacci.
Per Morace, fondatore di Future Concept Lab – istituto di ricerca internazionale in cui l'osservazione dei comportamenti supporta la consulenza strategica per l'innovazione – il volume è una tappa decisiva nel percorso che lo ha visto impegnato sin dagli anni Novanta nell’analisi del Genius Loci italiano applicato alle strategie d’impresa. Un viaggio articolato in conferenze, festival, convegni e numerose pubblicazioni – da “Italian Factor” (2014) a “La rinascita dell’Italia (2020), passando per “Crescita Felice” (2015), “Futuro + Umano” (2018) e “Il bello del mondo” (2019) – teso non solo a mettere in rilievo la forza creativa del modello italiano di fare impresa (e, di riflesso, costruire il mondo attorno a essa) ma anche a comprenderne le spinte propulsive e le possibili linee di sviluppo futuro.
In quest’ottica la pandemia, che ci ha travolti per primi nel mondo occidentale, può diventare il propulsore inaspettato di un nuovo Rinascimento a cui nessuno avrebbe creduto solo un anno fa. Se nella vita in generale, infatti, non ci sono garanzie, questo insegnamento vale in modo particolare in una fase di radicale cambiamento come quella che stiamo vivendo e ancor più per le imprese, protagoniste del nostro tessuto economico. L’atteggiamento delle 26 aziende raccontate nel libro corrisponde alla loro anima, al loro cuore e alla loro testa, uniti nell’impegno a preservare la ricchezza fragile di un luogo composito come il territorio italiano, affrontando le difficoltà del proprio auto-governo, della responsabilità e della decisione.
Dalle storie narrate emergono similitudini e combinazioni inaspettate, nel tempo e nello spazio (date e luoghi di nascita delle aziende si dipanano in un secolo tutto italiano, dal 1921 al 2021), e proprio su di esse poggia il Manifesto dell’Italian Human Design proposto nel volume: sulle risorse di sensibilità e di intelligenza che esistono nelle persone, negli imprenditori e nei loro collaboratori, nelle aziende e nei loro territori. Perché è solo facendo leva su di esse che si può “rigenerare” l’energia relazionale di cui abbiamo bisogno per (ri)costruire una società che non possa prescindere da bellezza, creatività e umanità. Ricordando che se c’è un fattore nel quale gli italiani sono imbattibili è l’intensità emotiva.
“Questo libro prende forma ponendosi come occasione per riemergere dal più recente ‘sconvolgimento’ globale vissuto con la pandemia e gli effetti del Covid-19, con l’obiettivo di mettere a fuoco e sottolineare chi siamo, noi italiani, e di cosa siamo portatori, come aziende, imprenditori, attori sociali”, commenta Morace. “La speranza è che la creatività possa salvarci e possa salvare l’impresa italiana con il suo patrimonio di umanità e sensibilità: una speranza che emerge con forza dagli incontri che abbiamo avuto con le aziende che hanno aderito al nostro progetto, in mesi ancora lambiti dalla pandemia”.
Il volume è arricchito da un saggio di Marzia Tomasin sull’importanza – oggi sempre più decisiva – della capacità narrativa delle imprese e dai contributi di Roberto Mordacci e Giulio Ceppi. Quest’ultimo – insieme a Total Tool – è autore della dimensione grafica del libro, rappresentata dai pittogrammi che raccontano con l’iniziale di ciascuna delle 26 aziende protagoniste (liberamente reinterpretata) un’idea, un progetto, una visione in cui si sono distinte.
Di seguito, infine, le “lettere” (e le storie) protagoniste de “L’alfabeto della rinascita”:
A come Alessi. La fucina del paradosso
B come Berlucchi. L’invenzione di un territorio
C come Cosberg. La passione di mettere insieme i pezzi
D come Dallara. Più veloce del vento
E come Expert. Alfabetizzazione tecnologica
F come Fastweb. La fibra forte della rinascita
G come Granarolo. Cooperare insegna
H come Herno. Il luogo e i suoi talenti
I come Inglesina. La pop star delle carrozzine
J come Jacuzzi®. Una storia italica di invenzione e nuovi standard di benessere
K come Kartell. Invenzione e innovazione permanente
L come Lago. I cerchi concentrici del design
M come Melinda. Condividere un archetipo
N come Nexi. Il facilitatore digitale
O come Opto Engineering. Visioni misurate
P come Pedrollo. Acqua: petrolio del futuro
Q come QC Terme. Promuovere i riti del benessere
R come Rotaliana. Presenze illuminanti
S come Sofidel. Avventura straordinaria
T come Treccani. Tradizione e innovazione nella cultura
U come Unione Nazionale Consumatori. I diritti in prima linea
V come VéGé. Vendere insieme
W come Würth. La solidità del fissaggio
X come X Instant di AideXa. Il termine incognito nel mondo Fintech
Y come Yomo. Yogurt: la bontà di sempre
Z come Zanotta. L’epifania dei pezzi unici