Il documento – proposto nel libro “Il taccuino finanziario di Giuseppe Verdi" curato da Giuseppe Martini, segretario scientifico dell'Istituto nazionale di studi verdiani – ci rivelano un Verdi meno noto rispetto al geniale autore capace di creare capolavori immortali. L’articolo di Luigi Bolognini su Repubblica.
(La Repubblica) - Chissà se è vero che Giuseppe Verdi definì la casa di riposo per artisti che fondò e che tuttora esiste in piazza Buonarroti «la mia opera più bella». Detto da uno che ha scritto capolavori della lirica dal Rigoletto all'Aida, dal Nabucco alla Traviata, non è pochissimo. Però sulla frase ci sono dei dubbi, nel senso che è stata riferita da altri, non si trova come pronunciata o scritta da Verdi. Dettagli, comunque: conta che l'ospizio ci sia. E a proposito di conti, quelli li si trova su un libro originale e curioso, Il taccuino finanziario di Giuseppe Verdi, appena uscito per Egea a cura di Giuseppe Martini, segretario scientifico dell'Istituto nazionale di studi verdiani.
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