La pandemia può diventare il propulsore inaspettato di un nuovo Rinascimento a cui nessuno avrebbe creduto solo un anno fa, nel segno di un’utopia fondata su bellezza, umanità e creatività. Un estratto dell’articolo di Federica Colonna su La lettura del Corriere della Sera.
(Corriere dela Sera – La Lettura) – La rigenerazione del Paese non è solo questione di Pil. Ma di utopia, bellezza, umanità. Lo spiega Francesco Morace, sociologo, in L'alfabeto della rinascita (Egea), viaggio nelle storie di 26 imprese in grado di restituire il valore dell'Italianità e di ispirare un Rinascimento postpandemico.
Epoca di trasformazione, non solo di ripartenza. «La rinascita — spiega Morace — è risorgere dalle ceneri. Anche noi, come Paese, ripartiamo da una fase non felice iniziata prima della pandemia. Già dal 2010 si sono affermate logiche lontane dal nostro modo di fare. Sembrava che quella fosse una direzione irreversibile, dominata da una digitalizzazione di superficie e dalla moltiplicazione dell'esperienza senza profondità.
Questa dimensione non ci appartiene, noi siamo i nipoti delle botteghe rinascimentali. La pandemia, però, ha prodotto un salto di paradigma. Ora cogliamo il valore dell'etica e dell'estetica aumentate: diamo di nuovo peso a quel che conta, relazioni, lealtà, e vogliamo vivere le esperienze in modo meno frenetico. L'Italia con le sue specificità ha la straordinaria opportunità di rinascere dalle proprie ceneri ».
Leggi l’articolo completo sulla Lettura del Corriere della Sera del 27 febbraio 2022 >>
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