La Repubblica spiega come, secondo Ezio Manzini, sia possibile tornare ad "Abitare la prossimità" e creare davvero la città dei 15 minuti. Di seguito un estratto dell’articolo a firma di Marco Panara
(La Repubblica) – Le città che abbiamo ereditato dal ‘900 devono la loro struttura all’idea, nuova per allora, di raggiungere l’efficienza attraverso la specializzazione: quartieri dove abitare, quartieri per gli uffici, quartieri per il divertimento. Quel modello, con l’aumentare dell’estensione delle città, ha portato a un costume di vita in cui la mobilità è centrale e diffusa, passiamo ore in auto o sui mezzi pubblici, le città sono soffocate dai mezzi in movimento e dall’inquinamento che producono. Alla parte vissuta delle nostre vite dobbiamo sottrarre ogni giorno il tempo necessario a raggiungere i luoghi diversi e lontani dove lavorare, dormire, divertirci. Ci muoviamo tutti come frenetiche formiche ma, al contrario delle formiche, la dispersione nello spazio delle nostre attività vitali ha accentuato l’individualismo e ridotto la comunità. Quell’efficienza è diventato un costo ambientale e sociale sempre meno sostenibile.
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